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Danza del Ventre? tutta colpa di Edison!

Aggiornamento: 20 ott

Dalla Fiera di Chicago alla censura: come il Kinetoscope di Thomas Edison trasformò una danza esotica in un’icona dell'Orientalismo.

La prima immagine in movimento globale della Danza del Ventre non è nata in una strada del Cairo, ma in un laboratorio del New Jersey.



T. Edison
T. Edison

Fu un esperimento di laboratorio.

Il suo autore? Thomas Edison, lo stesso inventore della lampadina ad incandescenza fu produttore e regista di numerosi film, il 'regista' di un nuovo Orientalismo su pellicola!





Negli anni 1890,  in piena Gilded Age l’America stava cambiando pelle: le città si riempivano di luci elettriche, le industrie fiorivano, e la società — pur conservatrice — era affamata di meraviglia. In questo clima di progresso e moralismo, il corpo femminile restava un territorio sorvegliato: l’idea di una donna che danzasse libera, mostrando il ventre e le anche, era un atto di sovversione.

Eppure, proprio in quegli anni, dove la curiosità per l'altro era spesso confinata a fiere e spettacoli esotici, la modernità occidentale e l’esotico orientale si incontrarono in un modo del tutto inatteso: nella World’s Columbian Exposition di Chicago del 1893 



Una fiera internazionale che celebrava il 400° anniversario della scoperta dell’America, la  vetrina del boom tecnologico e industriale e palcoscenico per culture esotiche e spettacoli che stupivano e talvolta scandalizzavano il pubblico occidentale.


Il titanico sforzo di fornire energia elettrica all’intera esposizione fu realizzato da George Westinghouse, amico e finanziatore di Nikola Tesla e storico rivale di Edison, che permise di illuminare palazzi, viali e padiglioni con un sistema elettrico innovativo basato sulla corrente alternata, offrendo al pubblico uno spettacolo di luci senza precedenti. Ironia della sorte: fu il suo avversario a illuminare la scena su cui Edison avrebbe poi puntato la sua lente.


Esposizione Universale di Chicago del 1893, Cammello da sposa in strada al Cairo
Esposizione Universale di Chicago del 1893, Cammello da sposa in strada al Cairo

Tra le attrazioni più ammirate e discusse vi era lo “Streets of Cairo”, un quartiere scenografico ideato dall’impresario greco-levantino Georges Pangalo, che riunì una vivace troupe di musicisti e danzatrici provenienti da diverse regioni del Medio Oriente. Alcune di loro furono ribattezzate dal pubblico con il nome di “Little Egypt”, un appellativo che probabilmente identificava più interpreti, tra cui la siriana Fahreda Mahzar e Fatima Djemille, nota anche per le sue esibizioni a Coney Island.

Little Egypt
Little Egypt

Il quartiere scenografico comprendeva 26 edifici tra mercati, caffè e teatri, decorati con facciate in stile arabo-islamico progettate dall’architetto e conservatore Max Herz (Max Herz Pasha). La supervisione tecnica e la costruzione furono curate dall’architetto americano Frederick W. Perkins, mentre Sol Bloom, giovane funzionario della fiera e futuro deputato, approvava e promuoveva ufficialmente l’iniziativa, garantendone visibilità e successo.

Tra vicoli illuminati da lampade elettriche e cortili scenografici, le ballerine si esibivano in movimenti sinuosi, tra veli fluttuanti e monili tintinnanti, creando uno spettacolo sensuale e misterioso. La BellyDance diventava fenomeno culturale e di costume, affermandosi come simbolo dell’Oriente esotico agli occhi dell’Occidente.

Qualche anno dopo, il genio di Menlo Park (il primo vero laboratorio di ricerca industriale della storia)  fiutò l’occasione. Con il suo nuovo Kinetoscope, il dispositivo che permetteva di vedere immagini in movimento, Edison cercava soggetti capaci di catturare l’occhio e stupire. E cosa poteva farlo meglio di quella danza misteriosa e proibita che aveva fatto scalpore a Chicago?

Ciò che aveva rapito e scandalizzato il pubblico doveva essere cristallizzato e diffuso.


Pochi anni dopo il successo della Fiera, la” BellyDance” incontrò così la tecnologia cinematografica di Thomas Edison.

Nel luglio 1896, la Edison Manufacturing Company girò Fatima's Hoochee Coochee Dance, breve filmato che documentava Fatima (probabilmente la stessa Djemille ) in una performance di danza orientale con movimenti sinuosi e piattini (zills). L’anno successivo, nel 1897, fu girato un secondo film simile, intitolato semplicemente Fatima, con alcune variazioni nella coreografia.La danza venne proiettata nei salotti e nei teatri, ammirata, imitata e infine censurata: nel 1907, le copie del film furono modificate con linee bianche per coprire le parti del corpo considerate “indecenti”. Era nata, insieme alla danza filmata, la censura cinematografica.


Fatima's Hoochee Coochee Dance Director: James H. White

Production Co: Edison Manufacturing Company

Country: USA

Note: Lo stesso film due volte, prima nella versione non censurata e poi in quella censurata.



Grazie a questi film, questa Danza superava i confini del palco dal vivo, diventando icona visiva, fenomeno di consumo e oggetto di fascinazione nell’immaginario occidentale.



Ma cosa stava succedendo davvero? Dietro spettacoli e film si nascondeva una logica più profonda: la creazione di un Orientalismo occidentale, in cui l’Oriente era rappresentato come misterioso, sensuale e esotico, secondo le aspettative occidentali.

Nasceva un nuovo tipo di orientalismo: non più raccontato dai viaggiatori, ma proiettato su schermo, filtrato da lente, luce e marketing.

Come direbbe Edward Said, l’Oriente divenne specchio dei sogni (e delle paure) dell’Occidente. Le danzatrici mediorientali — un tempo artiste, sacerdotesse o intrattenitrici popolari — furono trasformate in simboli sensuali, in icone dell’esotico, in proiezioni di desideri occidentali.

Edison, forse senza volerlo, diede forma visiva a quel sogno, fissandolo in pellicola come un fossile luminoso: la prima immagine globale della danza del ventre.



Edward W. Said
Edward W. Said

Come sottolinea Edward Said, l’orientalismo strumentalizzava culture altrui, riducendo complessità e tradizioni a icone di meraviglia e curiosità. Lo spettacolo di Chicago e i film di Edison ne sono esempio: la danza, i costumi e l’architettura venivano reinterpretati e mercificati, consolidando stereotipi duraturi e creando un’immagine dell’Oriente che avrebbe influenzato cinema, teatro, moda e spettacolo per decenni.




La “Danza del Ventre” come la conosciamo oggi non è emersa solo da un’antica tradizione, ma è stata plasmata nell'intersezione tra la modernità occidentale e il deliberato desiderio di esotico e scandaloso.

Il vero "esperimento riuscito" è stato duplice: in primo luogo, l'audacia di impresari come a Chicago, che costruirono lo "Streets of Cairo" per vendere l'Oriente come un sogno trasgressivo e controllato. In secondo luogo, l’occhio meccanico di Thomas Edison che, attraverso il Kinetoscope, non solo catturò il movimento, ma lo cristallizzò e mercificò, rendendo l'esibizione fugace in un fenomeno riproducibile, censurabile e globalmente consumabile.

Attraverso questi meccanismi, la danzatrice mediorientale fu trasformata nell'icona esotica del XX secolo, consolidando gli stereotipi duraturi che Edward Said ha chiamato Orientalismo.




Simona Di Dio Danze Orientali

Dunque, la prossima volta che vedrete un bacino shimmare, ricordate: quella che percepiamo come Danza del Ventre è l’eco di un esperimento riuscito. Non un semplice esperimento tecnologico, ma un'operazione culturale condotta in piena Gilded Age, per ridefinire l'Altro a immagine e somiglianza delle aspettative occidentali.





Ecco uno dei motivi del perché non mi piace chiamarla semplicemente “Danza del Ventre”: il nome nasconde storie complesse, manipolazioni culturali e interpretazioni distorte.


Come ogni detective sa, la verità richiede attenzione agli indizi, pazienza e curiosità, perché dietro ogni gesto si cela un mistero da decifrare.

Il termine, danza del ventre,  che oggi suona esotico e un po’ malizioso, nasce ben prima dei film di Edison e dei palcoscenici americani.

Le sue radici affondano nella campagna d’Egitto di Napoleone Bonaparte (1798–1801), un’impresa che non fu solo militare ma anche una delle più vaste spedizioni scientifiche della storia moderna.

Al seguito delle truppe francesi sbarcò infatti la Commission des Sciences et des Arts, composta da oltre 160 studiosi, artisti e architetti incaricati di catalogare, disegnare e descrivere ogni dettaglio dell’antico e del moderno Egitto.


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 Il risultato fu la monumentale Description de l’Égypte, un’opera che — tra incisioni, osservazioni e racconti — creò il primo grande archivio visivo e concettuale di un “Oriente” immaginato dall’Occidente.

Fu lì che nacque l’idea di un Egitto sensuale, misterioso e femminile, dove le danzatrici indigene, osservate e poi reinterpretate dai francesi, vennero ribattezzate “danseuses du ventre”



Quel nome, coniato tra mappe, cannocchiali e taccuini da campo, avrebbe attraversato il secolo per giungere fino a Chicago, a Coney Island e infine agli studi di Edison.

Ma questa, come ogni buona indagine, merita un nuovo capitolo. Se ne avete voglia fatemelo sapere e nel prossimo caso di Bellydance Investigation, seguiremo le tracce di Napoleone e dei suoi scienziati sulle rive del Nilo, per scoprire come da una spedizione militare nacque il mito della danse du ventre — e con esso, l’immagine stessa dell’Oriente che ancora oggi danza nei nostri occhi.



Il caso è aperto ;)

Maestra Simona <3

 
 
 

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